[07-10-2013]
La musica e l’arte: un investimento per il futuro
1. Maestro, lei si è avvicinato alla musica fin da piccolo, ci può dire in che modo vive questo rapporto e come incide nella sua vita? Fare di una passione il proprio lavoro diminuisce la passione oppure aiuta a lavorare meglio?
La vita senza passione non vale la pena di essere vissuta. Quando si tende ad un traguardo senza passione, non si va avanti. Quello che forse oggi manca nella società attuale, incentrata sul consumismo, sono le grandi passioni, le cose struggenti. I giovani hanno avuto tutto, hanno provato un po’ tutto e sono diventati un po’ scettici. La passione è un qualcosa che ognuno dovrebbe avere dentro di sé.
2. Lei fa molto per promuovere la musica fra i giovani.. Perché è importante tutto questo?
Dedicare il proprio lavoro ai giovani dovrebbe essere un dovere morale che ciascuno sente. I giovani sono il nostro futuro. Quello che in Italia si fa per la musica è pochissimo ed i giovani non la conoscono; se qualche volta dedichiamo una parte del nostro tempo per il futuro dei nostri giovani stiamo facendo solamente il nostro dovere personale.
3. La musica classica è vista, di più, come un prodotto di nicchia, destinato ad un pubblico colto e selezionato. Lei si sta muovendo controcorrente in questo senso dimostrando di avere ragione, infatti i concerti del suo festival sono molto apprezzati e all’insegna del tutto esaurito. Pensa che investire nell’arte possa essere una risposta per contrastare la morsa della crisi ed aiutare il rilancio dell’economia?
L’Italia detiene circa il 70% delle opere d’arte. Se l’arte fosse seguita con intelligenza, sarebbe anche un interessante incentivo per l’economia. Gli stranieri, soprattutto appartenenti a Paesi emergenti, vengono in Italia perché attratti dalle innumerevoli bellezze storiche, artistiche e naturalistiche che custodiamo. Questo dovrebbe farci capire che la nostra cultura non dovrebbe essere un retaggio del passato che oggi si disperde. C’è un infiacchimento della volontà di fare dell’Italia uno dei primi Paese per la sua cultura. In effetti i maggiori Paesi emergenti, innamorati della cultura italiana, venendo nel nostro Paese si rendono conto di questo degrado e ci accusano di lasciare all’abbandono tutto il nostro patrimonio. Quello che faccio io potremmo paragonarlo ad una goccia d’acqua nel mare. L’importante è lasciare una traccia e lavorare in nome dei propri ideali, per un traguardo che ancora non sappiamo quando verrà.
4. Infine Maestro per congedarci, se potesse dedicare un brano al Gruppo bancario Iccrea, visti e considerati i valori in cui crede, cioè la vicinanza ai territori e l’incentivazione per lo sviluppo delle imprese territoriali e giovanili, cosa ci dedicherebbe?
Rubinstein diceva: “io amo il pezzo che eseguo al momento”, questo significa che quando si esegue qualcosa lo si fa pensando che sia la più bella di tutte e bisogna farlo con la massima convinzione. Tuttavia, se potessi dedicarvi un brano certamente sceglierei la fantasia sulla Carmen di Bizet che è un capolavoro trasportato al violino, con tutta la bellezza del canto e della lirica.